La Fondazione dello Studium Generale

La grandezza di una città nel Medioevo non è data soltanto dall'importanza dei suoi organismi politici o da quella del suo potenziale mercantile, cui si collega naturalmente la sua forza militare, ma anche dalla sua possibilità di incidere a livello della formazione e della diffusione di un pensiero culturalmente avanzato e capace di creare una mentalità che contribuisca in maniera significativa a far progredire l'insieme della società. Questa riflessione doveva essere ben presente nella mente del ceto politico che amministrava e dirigeva il Comune di Perugia, tanto che una disposizione dello Statuto del 1285 impegna il Comune a promuovere la creazione di uno "Studium ut civitas Perusii sapientia valeat elucere et in ea Studium habeatur" ("affinché la città di Perugia brilli per sapienza e in essa ci sia uno Studium"). Ma già a partire dal decennio precedente l'amministrazione pubblica era preoccupata di assicurare alla città singoli insegnamenti superiori: di ciò resta traccia nella documentazione comunale, il che consente a taluni autori di anticipare la costituzione dello Studio al 1276 (è questa la data riportata sul gonfalone dell'Ateneo).
Si tratta evidentemente di uno Studio del tipo che viene definito "particolare", nel senso che i riconoscimenti rilasciati hanno validità soltanto per il Comune di Perugia, che deve provvedere a cercare dei buoni docenti, capaci di attirare studenti per la loro fama di maestri, ed essere in grado di porre le basi perché le autorità universali, papa e imperatore, provvedano a riconoscere la validità degli insegnamenti impartiti e a dare sanzione ufficiale al titolo rilasciato dallo Studium in tutte le terre della Chiesa e dell'Impero. Ma il pieno raggiungimento di questo obiettivo, dopo che il Comune aveva predisposto tutta la complessa normativa per la nuova istituzione con lo Statuto del 1306, si ebbe con la bolla emessa dal papa Clemente V Super specula, che venne concessa a Perugia l'8 settembre 1308. L'antica fedeltà e devozione della città verso la Sede apostolica la rendevano degna del conferimento dell'alta mansione scientifica: l'atto di Clemente V dava a Perugia la facoltà di "leggere" generaliter, cioè ufficialmente per tutta l'umanità, impartendo una dottrina di valore universale. L'Università di Perugia era finalmente nata e la sua ascesa è subito rapida. La bolla, concessa dal papa Clemente V l'8 settembre 1308, è considerata, quindi, l'atto di nascita ufficiale dell'Università di Perugia. Costituisce il coronamento di un'aspirazione che la città coltivava da tempo: dotarsi di uno Studio universitario capace di gareggiare con quelli famosi di Bologna e di Padova. Il privilegio di Clemente V è completato, poi, da quelli di Giovanni XXII, che elargiscono allo Studio perugino la facoltà di concedere i gradi dottorali in Diritto civile e canonico (1318) e poi nella Medicina e nelle Arti (1321). Il formale riconoscimento imperiale, infine, giunse nel 1355, quando Carlo IV, disceso a Roma per cingere la corona dell'Impero, il 19 maggio conferì alla città due diplomi: il primo per accordarle in perpetuo lo Studio Generale; il secondo per garantire a tutti libero accesso dalle più lontane regioni e libero ritorno dallo Studio, con immunità da ogni rappresaglia, dazio e imposta. La storia della conservazione di questi documenti mostra il legame, fortissimo, che stringeva la società e le istituzioni cittadine alla loro Università: per molto tempo la bolla di fondazione, insieme al diploma di Carlo IV e ad altri privilegi giudicati fondamentali per la città, rimase collocata in una piccola cassa di cipresso, murata nella facciata del Palazzo dei Priori, là dove è ancora visibile una piccola lapide con l'iscrizione: "A.D. MCCCLV - Carolus imperator, Perusini status amator, has gratias egit, quas lapis iste tegit".

Lo Studium Trecentesco

Due sono le Facoltà attive nello Studium perugino durante il Trecento: una di Diritto e un'altra delle Arti in genere. Una tendenza però a distinguersi dalle altre Arti manifestarono subito la Medicina, la Filosofia e la Logica, pur non riuscendo a raggiungere, nel corso del secolo, il rango di Facoltà del tutto a sé stanti. Una Facoltà di Teologia, inoltre, su richiesta del Popolo e del Comune di Perugia, avrebbe dovuto affiancarsi alle altre due nel 1371 per volere di Gregorio XI, ma del suo effettivo funzionamento non esistono documenti. A coloro che frequentavano lo Studium, cioè agli "scolari", il Comune riconosceva, con lo Statuto del 1306, il privilegio di potersi associare in "università": "Scolaribus qui sunt et pro tempore erunt in civitate Perusii sit licitum universitatem constituere". Questa universitas non è nulla di diverso da una corporazione, a capo della quale sta un rector, un rettore, che ha il dovere di sorvegliare che tutti i membri di essa si comportino secondo lo statuto particolare che la caratterizza, ma ha anche la possibilità, essendo una corporazione riconosciuta, di collaborare attivamente al governo della città, oltre che, evidentemente, di provvedere al buon funzionamento e alla, diremmo oggi, validità scientifica e didattica degli insegnamenti impartiti. Estremamente feconda fu l'attività didattica e scientifica durante tutto il secolo: professori di chiara fama furono fra i suoi primi docenti. Tra questi, il bolognese Iacopo da Belviso, giurista di indiscusso sapere e spiccata originalità, la cui "lettura", oggi diremmo "il corso monografico", costituì senz'altro, nei primi anni dalla fondazione, motivo di autorevole richiamo di scolari in città. Suo continuatore fu Cino dei Sinibuldi da Pistoia, ad un tempo sommo poeta e giurista. Alle letture perugine di Cino del Codice e del Digesto crebbe colui che era destinato a diventare il massimo giureconsulto del Medioevo, Bartolo da Sassoferrato, a sua volta docente dello Studium Generale dal 1354 e fino alla morte, sopraggiunta probabilmente intorno al 1357: con lui, il nuovo metodo di studio del diritto, detto "del commento", raggiunse la perfezione. Alla feconda scuola di Bartolo si formò l'altro grande luminare della scienza giuridica trecentesca, Baldo degli Ubaldi, il quale nel 1348 è forse già lettore nei corsi universitari cittadini, incarico che conservò per trent'anni, accrescendo sempre più la fama dello Studio perugino in virtù della sua ricchezza di erudizione e del suo acume giuridico. Fu invece stroncato dalla peste che flagellò la città nel 1348 il più illustre docente della scuola di Medicina, Gentile da Foligno, una delle maggiori figure di scienziato del Trecento, vittima del suo stesso desiderio di conoscenza, che lo aveva condotto ad avvicinare con troppa assiduità gli infermi.

Lo Studio Signorile e Principesco fra il XV ed il XVIII Secolo

Anche a Perugia, le due autorità universali, papato e impero, cessarono di costituire i principali punti di riferimento per lo Studio. I papi, nel prendere iniziative per lo sviluppo e la direzione dell'Università perugina (attività alla quale dedicarono non poca attenzione nel corso del Quattrocento), lo fecero in quanto "sovrani pontefici". Tra le esperienze signorili, definibili di "corto respiro", che interessarono Perugia, significativa per lo Studio fu solo quella, durata circa 3 anni, di Gian Galeazzo Visconti. Il 19 gennaio 1400, nell'approvare i patti di dedizione stipulati tra i Priori e l'ambasciatore milanese, il Consiglio Generale prende atto con compiacimento della clausola per cui "se degga mantenere lo Studio alla città de Perosia". Nel 1403, quando la città tornò sotto il dominio pontificio, fra il Comune e Bonifacio IX si stabilì "quod Studium manuteneri debeat in civitate Perusii cum salaris et expensis consuetis, secundum formam statutorum civitatis": quasi la stessa formula impiegata nel 1416 da Braccio da Montone, che esercitò un controllo di tipo "signorile" sulla città in stretto coordinamento con il papa, per garantire la conservazione dello Studium. La definitiva trasformazione nello Studium cui sovrintende il Principe avvenne nel 1467, quando il pontefice Paolo II ordinò ai suoi governatori d'intervenire nella gestione dell'istituzione, nel reclutamento dei docenti e nell'assegnazione delle cattedre. Profondi furono i riflessi di questa nuova situazione sullo Studium che, privato della sua autonomia, precipitò in una profonda crisi: crisi non scientifica, ma piuttosto di ordinamenti e di conseguenza anche di funzionamento, che proseguì durante tutto il XVI secolo. A una radicale riforma provvide, finalmente, nel 1625, papa Urbano VIII, con il breve Pro directione et gubernio Studii Perusini, che sarebbe rimasta per due secoli legge fondamentale dell'Università di Perugia. Nuove, significative evoluzioni e ulteriori mutamenti avvennero poi nel corso del Settecento, quando iniziò a manifestarsi un radicale rinnovamento di principi e, insieme, di metodi di studio, sia nelle scienze esatte che in quelle morali, con un'incontenibile aspirazione da parte degli studiosi a una più ampia libertà di pensiero e di parola.

L'Università Napoleonica, Pontificia e Libera

I profondi mutamenti politici e sociali avvenuti alla fine del Settecento e al principio dell'Ottocento provocarono profonde modifiche anche all'interno dell'Università cittadina, con nuovi ordinamenti e nuovi orientamenti scientifici. Questa, curata e amministrata dagli organi di governo locali, protetta e vigilata dal principe, cedette il posto con la nuova epoca all'Università della monarchia pontificia, retta in regime di limitata autonomia amministrativa da organi direttamente dipendenti dai superiori organi del governo centrale di Roma: un vero e proprio centro di cultura statale. E fu proprio nel periodo immediatamente precedente il 1860 che l'antico Studio perugino venne rapidamente riordinandosi e trasformandosi in una moderna università. Promotori  delle prime riforme - evidentemente espressione della temperie rivoluzionaria della fine del XVIII secolo - furono Annibale Mariotti, docente di Medicina teorica e Anatomia, la figura forse più rappresentativa del mondo politico e universitario cittadino dell'epoca, e Antonio Brizi, anch'egli docente dello Studio. Terminata, quindi, l'esperienza della Repubblica Romana, l'Università, dopo una breve reggenza austriaca, tornò al governo pontificio, il quale provvide immediatamente al "Piano pel riaprimento dell'Università di Perugia", comprendente - com'è ovvio - la sostituzione dei docenti "affetti da opinioni francesi". Nonostante ciò, risale a questo periodo la fondazione dell'Accademia Anatomico-Chirurgica, con il suo teatro anatomico, segno evidente che il contatto con il progresso scientifico nuovo e con i più moderni orientamenti di pensiero e di studio era ormai ampiamente avvenuto. Nuove linee direttive all'Università giunsero poi con l'unione degli Stati pontifici e di Perugia all'Impero francese, decretata da Napoleone nel maggio 1809. I progressi compiuti nel periodo napoleonico furono così significativi che il Governo pontificio, ripristinato dalla Restaurazione, decise di non apportare - almeno in un primo momento - alcuna innovazione, tanto nell'amministrazione quanto nell'istruzione, in attesa di un definitivo nuovo regolamento che giunse solo con papa Leone XII nell'agosto 1824: un'unica legge chiara che disciplinò la vita di tutti gli Atenei dello Stato. Le alterne vicende dell'Ateneo, durante gli eventi che condussero all'unità nazionale (1861), restituirono infine alla città un'istituzione pronta a crescere e a far rifiorire la ricerca e l'insegnamento: nacquero, ad esempio, la "Fondazione per l'istruzione agraria" (1892) e l'"Istituto agrario sperimentale", il cui scopo era favorire il progresso dell'agricoltura attraverso la ricerca e l'educazione degli agricoltori.

L'Attività Didattica e di Ricerca nel XIX Secolo

L'Ottocento segnò per la cultura umbra e perugina un periodo contrassegnato da nuovi slanci e conquiste, vivificate da sempre più assidui contatti e aperture con altri centri di studio. Negli studi di diritto emersero i docenti Antonio Brizi, studioso di varia erudizione, letteraria e filosofica, Silvestro Bruschi e Pietro Vermiglioli. L'avvenuto passaggio delle scienze mediche e naturali dal mondo delle scienze speculative a quello delle scienze  sperimentali fu testimoniato dall'attività di insigni medici: fra i molti Annibale Mariotti, ben aderente ai metodi scientifici e didattici moderni di osservazione del malato e di sperimentazione, e Giuseppe Severini; e poi dall'attività del farmacista Annibale Vecchi e del botanico Domenico Bruschi, fino a quella del fisico Bernardo Dessau e dei chimici Giuseppe Colizzi e Sebastiano Purgotti. Di libero e ampio respiro, oltre che dominante nel mondo letterario perugino dei primi decenni del secolo, arcade e classicista è il docente Giuseppe Antinori, mentre gli studi storici conquistarono un'inedita vitalità a opera di Giovan Battista Vermiglioli, Ariodante Fabretti e del conte Giancarlo Conestabile della Staffa.

Il Sigillo dello Studium

In origine e fino all'età moderna, sotto l'antica denominazione di Studium erano comprese diverse componenti più o meno autonome: il Comune, che fungeva da organo amministrativo tramite la magistratura dei Savi; i Collegi dei dottori, nei quali si raccoglievano i docenti delle diverse discipline; le Universitates degli studenti, organizzate secondo la provenienza geografica degli scolari; il vescovo, dispensatore dei gradi dottorali. Ognuna di queste componenti aveva adottato un simbolo caratteristico da apporre come sigillo. Talvolta, persino i singoli dottori o i rettori degli studenti facevano uso di un proprio stemma, magari quello della famiglia di origine. Pur in questa molteplicità di elementi quello prevalente sembra essere stato in ogni tempo quello comunale, non solo perché il Comune era stato il fondatore dello Studio e aveva provveduto fin dall'origine al suo governo, ma soprattutto perché il nostro Ateneo fu considerato in ogni tempo una creatura della città, motivo di orgoglio e fama. Così, per esempio, l'Università degli studenti aveva scelto come suo simbolo Sant'Ercolano, patrono del Comune. Notizie certe si hanno, però, solo a partire dal Seicento, quando fu il grifo, simbolo cittadino per eccellenza, a essere adottato come stemma dell'Università. Per caratterizzarlo fu raffigurato rampante con un libro, simbolo dello studio, e un ramo di alloro, simbolo della laurea. Da allora in poi il grifo ricorre in tutti gli stemmi universitari, con piccole modifiche a seconda dei tempi, fino al grifo coronato che tiene il fascio littorio sormontato dal simbolo di Casa Savoia. Nel 1925  il Ministero della Pubblica istruzione dispose che tutte le Università italiane si fornissero di sigilli riproducenti il rispettivo stemma storico. Iniziarono, dunque, anche a Perugia le ricerche affidate al professore Luigi Tarulli, mentre la realizzazione grafica fu a carico del professore Alberto Iraci. Il problema era, però, quale simbolo bisognasse adottare. Dopo lunghe discussioni si pervenne al bozzetto definitivo: uno scudo contornato da un cerchio con le parole "Studium Generale civitatis Perusii constitutum A.D. MCCLXXVI". Nello scudo bipartito, a sinistra Sant'Ercolano con la scritta Sanctus Herculanus e a destra il grifo rampante. Contemporaneamente, venne realizzato anche lo stendardo, ricamato a mano con filo d'oro e riproducente la stessa immagine del sigillo, affiancata dai fasci littori, poi eliminati nel 1949 e sostituiti da fronde di alloro. Nel secondo dopoguerra fu realizzato un sigillo circolare bipartito, come quello attuale, sempre raffigurante il grifo e Sant'Ercolano, ma privo di ogni riferimento cronologico. Soltanto negli ultimi anni, in ricordo della concessione allo Studio perugino del privilegio di Studium Generale da parte di Clemente V, è stata inserita nella scritta esterna la data 1308. Il riferimento alla bolla papale, come momento di fondazione, fu così preferito al 1276, data della prima notizia di un insegnamento attivato in città, adottato invece nel sigillo del 1925 e che resta nello stendardo.

La bolla del 1308

La bolla, concessa dal papa Clemente V l'8 settembre 1308, è considerata l'atto di nascita dell'Università di Perugia. Costituisce il coronamento di un'aspirazione che la città coltivava da tempo: dotarsi di uno Studio universitario capace di gareggiare con quelli famosi di Bologna e di Padova. Già negli ultimi decenni del Duecento il comune di Perugia, forte politicamente ed economicamente, aveva incominciato a preoccuparsi dell'insegnamento superiore in città. Nelle disposizioni statuarie della fine del secolo e dell'inizio del Trecento si dettano norme per l'istituzione e il finanziamento di cattedre, specialmente di diritto. I Perugini sono consapevoli di quanto sia importante che la città "sia illuminata della luce e della scienza" (ut civica Perusii sapientia valeat elucere et in ea Studium habeatur). Uno statuto del 1306 fissa con precisione tutte le norme che regolano la vita dell'università, l'organizzazione dell'insegnamento, la scelta e il pagamento dei maestri. Perché quello di Perugia sia uno "Studio generale" manca solo il riconoscimento pontificio. Per ottenerlo i Perugini spenderanno per due anni fatica e denaro. Finalmente il papa, raggiunto a Saintes, nella Francia settentrionale, concede la sospirata bolla: datata 8 settembre 1308, essa giungerà a Perugia nei primi mesi dell'anno successivo. Il privilegio di Clemente V è completato, poi, da quelli di Giovanni XXII, che concedono allo Studio perugino la facoltà di concedere i gradi dottorali in diritto civile e canonico (1318) e poi nella medicina e nelle arti (1321). Più tardi si aggiungerà il riconoscimento dell'autorità imperiale, con i due diplomi emanati per lo Studio perugino da Carlo IV il 19 maggio 1355. La storia della conservazione di questi documenti mostra il legame fortissimo che stringeva la società e le istituzioni cittadine alla loro università: per molto tempo la bolla di fondazione, insieme con il diploma di Carlo V e con altri privilegi giudicati fondamentali per la città, rimase collocata in una piccola cassa di cipresso, murata nella facciata del Palazzo dei Priori, là dove è ancora visibile una piccola lapide con l'iscrizione: A.D. MCCCLV – Carolus imperator, Perusini status amator,has gratias egit, quas lapis iste tegit.

L'Università degli Studi di Perugia oggi

La fondazione dell'Università degli Studi di Perugia viene sancita ufficialmente dalla bolla Super Specula, emessa da papa Clemente V l'8 settembre 1308.
Forte di questa tradizione secolare e di un impegno sempre rivolto al futuro, l’Ateneo rappresenta il luogo ideale per i giovani che affrontano gli studi universitari, sia per l’autorevolezza scientifica dei suoi docenti e ricercatori, sia per le numerose e moderne strutture di supporto alla didattica, che viene svolta, oltre che a Perugia, anche nelle città di Assisi, Foligno, Narni e presso il Polo scientifico didattico di Terni.
I Dipartimenti attivi sono quattordici: il Dipartimento di Chimica, biologia e biotecnologie, di Economia, di Filosofia, scienze sociali, umane e della formazione, di Fisica e geologia, di Giurisprudenza, di Ingegneria, di Ingegneria civile ed ambientale, di Lettere - lingue, letterature e civiltà antiche e moderne, di Matematica e informatica, di Medicina e chirurgia, di Medicina veterinaria, di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali, di Scienze farmaceutiche e, infine, di Scienze politiche.
Essi svolgono una intensa attività scientifica e didattica, all’interno di una consolidata prospettiva di rapporti internazionali con istituzioni universitarie, di cultura e alta formazione europee, americane, giapponesi, cinesi e indiane. Attraverso organici programmi di scambio e convenzioni, inoltre, l’Università degli Studi di Perugia incoraggia e favorisce la mobilità studentesca, sia in ingresso che in uscita, con le più prestigiose Università straniere.
La collocazione dell'Ateneo in una città ricca di arte e di cultura quale è Perugia, consente agli studenti un agevole inserimento nella realtà locale, anche grazie alle azioni svolte dall’Ateneo al fine di assicurare loro servizi essenziali quali l’assistenza medica in regime convenzionale con il Sistema sanitario nazionale o la disponibilità di aule studio con ampi orari di apertura, e di favorire l’acquisizione, a tariffe scontate, di un’ampia gamma di prodotti e servizi: dai trasporti pubblici al reperimento di un alloggio sicuro e certificato, fino alla pratica degli sport, grazie anche alla collaborazione con il Centro universitario Sportivo.

L'Università e il Rapporto con la Città

L'impatto dell'Università sul tessuto cittadino non è solo culturale: profonda è stata l'influenza che lo Studium Generale ha esercitato sullo sviluppo urbanistico di Perugia. L'Università, in altre parole, in virtù della costante crescita numerica degli studenti e della conseguente espansione alla ricerca di luoghi dove fare didattica e ricerca scientifica, ha contribuito a modificare in modo spesso sostanziale l'assetto della città e l'andamento dei flussi di mobilità. Attraverso lo sviluppo di poli funzionali discreti quanto sinergici, è stata rinsaldata quell'unità, tra l'"antica Peroscia" e il suo altrettanto vetusto Studium Generale, che qualifica e contraddistingue il capoluogo umbro nel sempre più variegato panorama delle sedi universitarie europee. D'altra parte, il Polo Unico Ospedaliero presso il quale è nata la nuova sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia, pur rappresentando una tra le imprese edilizie più significative intraprese in ambito nazionale negli ultimi decenni, costituisce solo una componente di un piano più articolato e di più ampio respiro, che ha comportato importanti quanto diffuse iniziative di recupero del patrimonio edilizio del capoluogo umbro. In tal senso, ad esempio, gli interventi di recupero delle ex Officine Gelsomini e di Palazzo Stocchi, unitamente al progetto in corso per il recupero di Palazzo San Bernardo, hanno rafforzato un polo universitario nel centro di Perugia; quelli relativi allo stabile ex Fiat e alla Piscina coperta, unitamente all'acquisizione del centro sportivo "Bambagioni" e dell'appezzamento di terreno adiacente alla sede del Corso di Laurea in Scienze Motorie (destinato a campus universitario), hanno riconfigurato un polo universitario semicentrale; mentre quelli concernenti l'ex Essiccatoio di Casalina e gli edifici limitrofi hanno posto le premesse per l'istituzione di un polo universitario extraurbano. Le più recenti realizzazioni infrastrutturali lo confermano: la nuova sede delle Segreterie studenti nell'ex stabilimento  Fiat della Zona Pallotta; l'area in trasformazione dell'ex Policlinico di Monteluce in via del Giochetto, e la Facoltà di Medicina e Chirurgia presso il Polo unico sanitario di Sant'Andrea delle Fratte. Tutte dislocazioni in quartieri distanti tra loro, connessi grazie anche al potenziamento della rete di trasporti pubblici esistenti (treni, autobus e minimetrò, o metropolitana urbana di superficie).

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