Ulteriori scoperte sul Neanderthal

18 novembre 2025

L’eccezionale stato di conservazione dello scheletro di Altamura, datato a circa 150.000 anni fa, svela dettagli inediti sulla conformazione della cavità nasale dei Neanderthal


Un team composto da ricercatori italiani (Perugia, Pisa, Roma-Sapienza) e spagnoli (IPHES e Università di Tarragona) ha studiato la cavità nasale del Neanderthal di Altamura (Puglia): uno scheletro che mostra uno stato di completezza unico, nel quale le strutture morfologiche del naso sono eccezionalmente conservate. La ricerca – comparsa sui "Proceedings of the National Academy of Sciences USA" (PNAS) – ha svelato dettagli inediti sulla morfologia facciale dei Neanderthal e sul loro adattamento al clima freddo.

I Neanderthal (Homo neanderthalensis) avevano una morfologia facciale unica, caratterizzata da grandi orbite, sormontate da possenti arcate, da una apertura nasale molto ampia e da una particolare forma di protrusione denominata “prognatismo medio-facciale”. Il naso dei Neanderthal, in particolare, è stato a lungo oggetto di controversie per una struttura che si può dire "inattesa", in quanto contrasta con quella che solitamente si ritrova in popolazioni della nostra specie adattate a climi freddi.

Sappiamo invece che altre caratteristiche morfologiche dei Neanderthal, incluse le loro proporzioni corporee, riflettono un complessivo adattamento alle condizioni climatiche delle ultime fasi del Pleistocene in Europa, ricorrentemente molto rigide; questo fino alla loro estinzione, avvenuta circa 40.000 anni fa. In passato, alcuni ricercatori hanno spiegato questo "paradosso" identificando possibili strutture interne del naso, che sarebbero peculiari dei Neanderthal, sulla base tuttavia dell'esame di resti spesso frammentari e sempre incompleti. A causa della loro fragilità, infatti, le strutture ossee interne del naso generalmente non si conservano nei reperti archeologici e (tanto meno) paleontologici.

Il nuovo articolo pubblicato su PNAS, a firma di Costantino Buzi e colleghi, esplora in dettaglio e nella sua conformazione tridimensionale l'unica cavità nasale che sia nota per un Neanderthal, dove queste strutture si sono conservate pressoché intatte. Si tratta dello scheletro rinvenuto nel 1993 in una cavità carsica vicino Altamura. Il reperto, datato nel 2015 a un intervallo compreso tra 130.000 e 172.000 anni dal presente, nell'ultimo decennio è stato oggetto di una serie di studi approfonditi, anche grazie a un progetto PRIN guidato dal prof. Giorgio Manzi di Sapienza. Lo studio della cavità nasale di questo straordinario reperto è stato condotto con tecnologie endoscopiche utilizzate direttamente all’interno del sistema carsico dove lo scheletro si trova tuttora.

"Il contesto e le particolari condizioni di deposizione del Neanderthal di Altamura" – sottolinea Giorgio Manzi, paleoantropologo al Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza – "lo rendono lo scheletro fossile umano più completo (a parte quelli più recenti di Homo sapiens) che sia mai stato scoperto. Nonostante rimanga ancora come intrappolato in un sistema carsico molto complesso, lo scheletro di Altamura continua a fornirci informazioni senza precedenti, anche grazie alle tecnologie innovative da noi utilizzate. È un reperto di formidabile interesse per lo studio dell'evoluzione dei Neanderthal e, più in generale, per quello delle nostre origini".

Questa ricerca ha così permesso di esaminare per la prima volta la morfologia interna della cavità nasale di un Neanderthal, escludendo l'esistenza di tratti del naso interno specifici della specie. Inoltre, grazie alla tecnologia endoscopica utilizzata, gli autori hanno potuto creare un modello 3D del naso dello scheletro di Altamura, che fornirà una base per futuri studi volti a valutare meglio le prestazioni respiratorie dei Neanderthal.

"In passato" – aggiunge Antonio Profico, paleoantropologo dell'Università di Pisa – "diversi autori avevano ipotizzato l'esistenza di caratteri del naso dei Neanderthal che erano considerati diagnostici, pur in assenza di prove fossili chiare. Altamura ha finalmente fornito la prova dell'assenza di queste presunte caratteristiche: d'altra parte, anche senza questi adattamenti, il naso dei Neanderthal – per i quali il caso di Altamura rappresenta l'unico proxy attualmente disponibile – mostra un modello efficiente per soddisfare le elevate esigenze energetiche di una specie adattata al freddo." Su questo punto, concorda appieno Carlos Lorenzo, dell'IPHES e dell'Università Rovira i Virgili di Tarragona in Spagna: "una volta presa in considerazione la bioenergetica, il paradosso della grande apertura nasale nei Neanderthal non è più tale. È infatti ciò che ci si potrebbe aspettare da una specie adattata al freddo in presenza di una morfologia 'arcaica' del cranio. La struttura nasale che possiamo già vedere nei primi Neanderthal com'è quello di Altamura, anche se diversa da quella di Homo sapiens, potrebbe essere stata la soluzione morfologica ideale per il condizionamento dell'aria in un corpo massiccio".

Un altro aspetto di rilievo è che il prognatismo medio-facciale tipico dei Neanderthal non sarebbe dovuto direttamente ad aspetti funzionali del tratto respiratorio superiore e andrebbe ricondotto ad altri fattori evolutivi e una serie di cambiamenti morfologici "a cascata", come è stato recentemente suggerito da uno studio a carattere generale pubblicato su "Evolutionary Anthropology" (Boggioni et al. 2025).

Costantino Buzi, ora all'Università degli studi di Perugia e precedentemente all'IPHES di Tarragona (dove è stato condotto lo studio analitico), così conclude: "quello che possiamo dedurre osservando la cavità nasale del Neanderthal di Altamura è che la sua parte funzionale non si discosta troppo da quella degli esseri umani moderni, mentre la morfologia esterna è completamente diversa. Questo ci suggerisce una casualità inversa: la cavità nasale accompagna il prognatismo solo nella sua parte anteriore, mentre questa rimane sostanzialmente invariata al suo interno. Ipotizziamo dunque che la funzione nasale non abbia 'modellato' il prognatismo medio-facciale, ma al contrario ne sia stata influenzata. Altre pressioni adattative e vincoli morfologici hanno agito sulla morfologia facciale dei Neanderthal, dando origine a un modello alternativo al nostro, ma funzionale al clima rigido del tardo Pleistocene europeo". 

image 1 altamura

immagine2

Condividi su