Convegno su Nuovo Regionalismo
Il prorettore prof. Fabrizio Figorilli è stato uno dei relatori, in qualità di ordinario di Diritto amministrativo dell’Università degli Studi di Perugia, al Convegno su “Nuovo Regionalismo” che si è svolto ieri in Regione, al quale ha partecipato tra i relatori anche il Sottosegretario On. Gianpiero Bocci.
“L’attualità giornalistica e politica – ha sostenuto Figorilli nel suo intervento – porta all’attenzione degli osservatori il tema delle macroregioni, ma buttarlo là come si sta facendo, in prossimità della riforma della Costituzione, che non ha minimamente preso in considerazione questo tema, provoca molteplici problemi applicativi. Tutti siamo orientati in un quadro di semplificazione, ad esempio la legge Del Rio che punta all’assorbimento di molteplici funzioni attribuite alla Province sulle Città metropolitane, senza capire bene in che modo le Città metropolitane si inseriscono nel disegno che si vuole attuare. Avremo Regioni con Città metropolitane, la parte residuale delle Regioni non sottoposte al regime della Città metropolitana, le Regioni a Statuto speciale, le Province autonome di Trento e Bolzano, le Regioni piccole. Da una rassegna rapida si evince che ci troviamo di fronte a 36 realtà istituzionali distinte. E questo non va nella direzione auspicata. Le soluzioni potrebbero essere: a Costituzione invariata, che potrebbe condurre ad un accordo minimale sviluppando al massimo le intese, gli istituti collaborativi che già la Costituzione prevede, ma che finora non sono mai stati utilizzati, questo sul versante amministrativo; se si vuole andare verso le Macroregioni bisogna invece intervenire di nuovo sulla carta Costituzionale, ma soprattutto avere ben chiaro il rapporto fra Stato e Regioni. La domanda è: che tipo di regionalismo si intende realizzare? Dalla riforma costituzionale c’è una forte riconduzione al potere centrale dello Stato di una serie di competenze, interessando chiaramente anche la struttura dell’organizzazione amministrativa. Bisogna colpire le duplicazioni di competenza che tutt’ora circolano dal 1970. E’ la solita vecchia storia tra lo Stato che non vuole cedere più di tanto e la Regione che non è riuscita o non è stata in grado di gestire l’autonomia che sulla carta gli veniva riconosciuta. A livello europeo, la carta per una governance multilivello impone come interlocutori Regioni forti e Città forti. Tutte messe in collegamento tra loro. Quindi diventa necessario lo sforzo, come è stato fatto in Francia, con una tradizione plurisecolare centralista, di ridurre a 13 grosse Regioni, perché è poi l’interlocutore che a livello europeo deve avere una certa dimensione”.